“Lasciamo che il Signore raggiunga le nostre fragilità”: Notte di Natale, l’Omelia dell’Abate Donato
NATALE 2024
Messa della Notte
Lc 2,1-14
La solennità del Natale ci pone di fronte al mistero del Figlio di Dio che si fa uomo. Se spontaneamente la vista del Dio-Bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia suscita in noi sentimenti di tenerezza, la Parola evangelica ci invita a guardare oltre per contemplare, appunto, il mistero di cui quel Bambino è portatore.
Il luogo della nascita di Gesù
Innanzitutto il luogo in cui Dio, nella persona del Figlio suo unigenito, assume la nostra umanità. Si tratta di un minuscolo paese della Giudea, chiamato Betlemme. Lì, Gesù nasce in una grotta annessa alla casa nella quale avevano trovato ospitalità i suoi genitori, Maria e Giuseppe; una grotta probabilmente adibita a stalla. Evidentemente, quell’umile casa di parenti o conoscenti – già sovraffollata a causa del censimento che aveva obbligato tutti a ritornare alla propria città di origine – non poteva offrire niente di meglio ai nuovi arrivati. È così che dopo essere nato in una grotta-stalla, Gesù è avvolto in fasce da sua madre Maria ed è teneramente adagiato in una mangiatoia che, per l’occasione, funge da culla. Come possiamo facilmente immaginare, l’ambiente in cui viene al mondo il Figlio di Dio era dunque fatto di grande povertà e tanto disagio.
L’altro luogo significativo, che fa la sua comparsa nel racconto della nascita di Gesù, è il campo dei pastori, nelle vicinanze di Betlemme. Come la grotta, anche il luogo in cui i pastori pernottavano all’aperto richiama la povertà e il disagio.
La venuta del Figlio di Dio nel mondo è dunque caratterizzata da queste note di fondo. Gesù non nasce nelle stanze sontuose e riscaldate di qualche palazzo dalle mura possenti, ma nella disarmante povertà di una grotta adibita a stalla. E similmente, la notizia della nascita di Gesù non sarà annunciata ai ricchi, ma a dei poveri pastori che passavano la notte all’addiaccio, alle prese con gli innumerevoli disagi che tale situazione comportava.
Il tempo della nascita di Gesù
Accanto ai luoghi, è importante sottolineare anche la cornice temporale all’interno della quale avviene la nascita di Gesù. Si tratta degli anni in cui a Roma era imperatore Ottaviano Augusto, e, più precisamente, al tempo del censimento da lui indetto in tutto l’impero romano.
A noi, tuttavia, più che la cornice della grande storia interessa qui un particolare cronologico di tutt’altro tenore, e cioè il fatto che la nascita di Gesù sia avvenuta di notte. Nei grandi interventi divini – a cominciare dalla creazione – la notte ha sempre occupato un posto di rilievo:
-l’inizio della Creazione, ad esempio, è avvenuto nell’oscurità. Le prime parole pronunciate da Dio: “Sia la luce!”, sono parole che hanno squarciato e dissipato le tenebre del caos;
-l’Alleanza con Abramo è stata conclusa dopo che era calato il buio fitto;
-l’esodo dalla schiavitù d’Egitto ha avuto inizio di notte;
-anche la nascita del Figlio di Dio è avvenuta di notte, così come lo sarà la sua Risurrezione.
La notte è dunque metafora dell’oscurità nella quale la luce divina si manifesta con tutto il suo carico di salvezza. Con la nascita di Gesù, Luce del mondo, è possibile affidarsi a Lui e svincolarsi dalle tenebre del peccato, del nonsenso, della disperazione per camminare dietro di Lui in novità di vita e alla luce della sua gioia e della sua pace.
L’annunciazione ai pastori
Infine, qualche parola sull’annunciazione dell’angelo ai pastori che erano accampati nella campagna attorno a Betlemme. Essi sono i primi destinatari dell’annuncio della nascita di Gesù: «Non temete: – dice loro l’angelo – ecco, vi annuncio una grande gioia (…) Oggi (…) è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore».
Emarginati e proscritti dalla vita religiosa perché considerati impuri e peccatori, i pastori non solo sono i primi ai quali è annunciata la nascita del Figlio di Dio, ma saranno anche i primi evangelizzatori di questo evento che cambierà il corso della storia.
Ma torniamo al contenuto dell’annuncio dell’angelo:
-egli esorta i pastori a “non temere”, a significare che la venuta di Gesù in mezzo a noi sconfigge ogni paura che si annida nel cuore dell’uomo: la paura del lato oscuro della vita, la paura di non trovare un senso al proprio cammino di quaggiù, la paura di non essere considerato o di perdere gli affetti più cari, la paura della morte;
-contemporaneamente all’invito a non avere paura, l’angelo descrive la nascita di Gesù come una “grande gioia”, motivata dal fatto che Lui è la luce che ci orienta, che ci accompagna, ci guarisce, ci salva;
Quando poi l’angelo dice: «oggi (…) è nato per voi un Salvatore», non dobbiamo pensare solamente al tempo circoscritto e cristallizzato nel quale Gesù è venuto al mondo, ma l’oggi della salvezza, un oggi eterno, senza limiti e senza tempo, perché anche se è nato una sola volta nella carne, Gesù continua a rinascere nel cuore di ogni uomo e di ogni donna che lo accoglie e fa di Lui e del suo Vangelo la stella polare della propria esistenza.
Sì, sorelle e fratelli carissimi, la salvezza del Signore continua a raggiungerci nel tempo e nello spazio nei quali ci muoviamo e viviamo. È lì che Dio si fa carne, nella nostra quotidianità, nei luoghi della nostra vita ordinaria, lì dove agiamo, dove ci relazioniamo con gli altri, dove gioiamo e soffriamo. È lì che Gesù continua a incarnarsi, perché è lì, dal di dentro della nostra esistenza, che Egli vuole redimerci e salvarci.
E ciò sarà possibile se – come i pastori – anche noi non opponiamo titoli o meriti particolari, ma lasciamo che il Signore raggiunga le nostre fragilità, quelle che ci fanno sentire poveri di fede e bisognosi di speranza, quelle che ci spronano ad essere mendicanti di un fuoco che ci riscatti dal nostro torpore, che riscaldi i nostri cuori smarriti e che ravvivi i nostri passi incerti, affinché possiamo calcare le vie dell’amore ed essere operatori di pace in un mondo – anche vicino a noi – in cui le ingiustizie, le sopraffazioni, le violenze e le guerre fratricide continuano a seminare odio e morte. Lasciamo che Gesù, Principe della Pace, sia davvero la nostra stella polare. Solo così sarà veramente Natale! E così sia!