8 dicembre 2024, Solennità dell’Immacolata Concezione. L’Omelia dell’abate Donato
Nella Solennità dell’Immacolata Concezione l’Abate Donato ha presieduto la Celebrazione, durante la quale ci sono state anche sette nuove oblazioni secolari. I nuovi oblati faranno quindi parte della famiglia degli oblati legati all’abbazia di San Paolo fuori le Mura.
Di seguito il testo integrale dell’Omelia
IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA
Anno 2024
In quel tempo, 26l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio».38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Nel bel mezzo del cammino avventuale, la liturgia ci prende per mano additandoci colei che meglio di chiunque altro ha vissuto l’attesa del Dio che viene, Maria, colei che ha accolto nel suo grembo il Figlio di Dio incarnatosi in lei per la salvezza del mondo. È proprio in funzione di questa sua maternità divina che oggi Maria ci è additata sotto una luce del tutto unica e singolare, che la tocca nel profondo del suo essere: la sua “immacolata concezione”, il fatto, cioè, che Dio l’abbia preservata da ogni macchia di peccato originale e resa pura, santa e immacolata fin dal suo concepimento perché potesse diventare la dimora incontaminata del suo Figlio-fatto-uomo, Gesù.
Come abbiamo sentito nel Vangelo, al momento dell’Annunciazione l’angelo Gabriele si è rivolto a Maria chiamandola “piena di grazia”, ossia ripiena del favore di Dio, letteralmente: amata gratuitamente e per sempre da Dio. Ed è proprio attorno a quest’affermazione – “piena di grazia” – che lungo i secoli è maturata nella fede e nella coscienza viva della Chiesa la certezza che Maria sia stata concepita immacolata.
Tuttavia non va dimenticato – come afferma il Concilio Vaticano II – che tale concepimento immacolato di Maria è avvenuto «in vista dei meriti del Figlio suo» (Lumen gentium, 53), il che significa che anche in Maria ha agito la redenzione apportata a tutti gli uomini dalla morte di Gesù, redenzione dalla quale Maria è stata raggiunta in anticipo e in maniera misteriosa al momento del suo concepimento.
Se dunque, da una parte, Maria Immacolata può apparire lontanissima dalla nostra esperienza umana, segnata dalla fragilità, dalla debolezza, dal peccato, dall’altra Ella ci è vicinissima, per il fatto che anche lei, al pari di noi, è stata redenta e salvata dal Figlio suo Gesù. Ecco perché anche Maria è a tutti gli effetti sua discepola, pienamente partecipe di quel “pellegrinaggio” della fede che caratterizza la vita di tutti i credenti in Cristo. Quando Dante definisce Maria “Figlia del tuo Figlio” intende proprio esprimere questa verità.
Se così è, allora, dal racconto dell’Annunciazione possiamo trarre alcuni elementi che descrivono il pellegrinaggio di fede vissuto da Maria e che oggi tocca a noi percorrere.
L’annuncio dell’angelo
Il sublime nell’ ordinario
«…l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, (…). Entrando da lei…»
La modalità con cui avviene l’annuncio a Maria ci dice che Dio ama farsi presente nella vita ordinaria degli esseri umani, in questo caso in un luogo ben preciso, Nazaret. È lì, nell’intimità della sua casa, che Maria viene raggiunta dall’annuncio dell’angelo Gabriele. Per evidenziare questo contesto di ferialità, alcuni pittori hanno raffigurato il momento dell’Annunciazione sullo sfondo di una scena domestica, mentre Maria lavora o legge.
Anche san Benedetto riconosce che le pieghe della vita quotidiana rappresentano il luogo nel quale Dio ama rendersi presente, e dunque, di riflesso, il luogo nel quale noi dobbiamo cercarlo, giorno dopo giorno, dentro il tempo che scorre e che magari ci appare uguale e rutiniero. San Giovanni Paolo II ebbe a sottolineare in maniera sublime questa intuizione di san Benedetto in un’omelia tenuta a Norcia in occasione del XV Centenario della nascita del grande Patriarca del monachesimo occidentale:
«Benedetto (…) vide che era necessario realizzare il programma radicale della santità evangelica (…) in una forma ordinaria, nelle dimensioni della vita quotidiana di tutti gli uomini. Era necessario che l’eroico diventasse normale, quotidiano, e che il normale, il quotidiano, diventasse eroico. In questo modo egli, padre dei monaci, legislatore della vita monastica in occidente, divenne anche indirettamente il pioniere di una nuova civiltà».
È bello – carissimi Oblati – sapere che Dio non si insinua nelle grandi occasioni per manifestarsi a noi, ma si annuncia e ci viene incontro nel tessuto concreto della nostra quotidianità. È bello sapere che un Dio infinito ama incrociare la micro-storia della nostra esistenza, lì dove viviamo e ci muoviamo giorno dopo giorno, lì dove gioiamo e soffriamo, lì dove non succede probabilmente nulla di straordinario, ma dove possiamo toccare con mano la straordinaria presenza di Dio, una presenza amica che ci si fa continuamente vicina affinché noi la possiamo riconoscere e, abbracciatala, possiamo proseguire più spediti e rincuorati il nostro cammino.
«Rallegrati Maria, (…) il Signore è con te!»
La prima parola rivolta dall’angelo Gabriele a Maria è un invito alla gioia: «Rallegrati Maria», ad evidenziare che ciò che Dio vuole per le sue creature è soprattutto la loro felicità. Nel caso di Maria, il motivo per cui è invitata a rallegrarsi è racchiuso nelle parole «piena di grazia» – già viste sopra – e nella consolante rassicurazione che segue, «il Signore è con te!», che esprime la costante presenza di Dio nella sua vita.
Tale rassicurazione continua a risuonare anche per noi oggi. Anche se la nostra vita può sembrarci sgangherata o di poco valore, Dio non ci abbandona, ma continua a rimanere al nostro fianco e ad accompagnarci con la sua presenza che risana, consola, e sostiene.
Su questa medesima lunghezza d’onda si pone l’invito – di cui pure l’angelo si fa portatore nel suo annuncio a Maria – a “non temere”. È un’esortazione a non chiudere mai la porta alla speranza e a fidarsi del Signore che – anche quando permette che passiamo per la valle oscura delle prove fisiche, morali o spirituali – ci offre sempre una possibilità, uno spiraglio di luce attraverso cui dilatare il respiro della nostra fede e continuare a guardare in avanti con fiducia e con speranza. Se solo aprissimo di più il nostro cuore a questa certezza, non rimarremmo prigionieri – come spesso accade – della morsa della tristezza, della delusione, dello scoraggiamento, dell’angoscia!
LA REAZIONE DI MARIA
L’ascolto
Maria ascolta attentamente le parole dell’angelo. Come per lei, così anche per noi l’ascolto – non quello superficiale, ma quello che si deposita nel fondo del nostro cuore – è necessario se vogliamo lasciarci raggiungere dalla luce della Parola del Signore, accoglierla e farle spazio nella nostra vita. Lo stesso turbamento provato da Maria di fronte alle parole dell’Angelo esprime il desiderio di capire ciò che stava avvenendo. È dunque un turbamento che non si contrappone all’ascolto, ma lo corrobora, facendolo sfociare in una scelta libera e autentica.
Del resto, se ci pensiamo bene, non si è mai totalmente pronti per le cose importanti, soprattutto per quelle che riguardano Dio e la vita di fede. Di fronte a certe scelte ci si sente sempre piccoli e inadeguati. Per questo Maria ci insegna ad ascoltare e ad accogliere nel silenzio umile e orante del cuore, della mente e della vita, le parole del Signore. Solo così esse risultano generative, ci rivelano il “senso” di quello che avviene in noi e attorno a noi, e danno un sapore diverso al nostro impegno e al nostro cammino di quaggiù.
Non è un caso che anche san Benedetto, all’inizio della sua Regola, faccia dell’ascolto un imperativo programmatico e solido come una roccia: «Obsculta, fili, praecepta magistri… Ascolta, o figlio, gli insegnamenti del maestro». L’ascolto è l’inizio della sapienza. È in esso che si pongono le basi del dono di sé nella sequela di Gesù, a servizio di Dio e dei fratelli!
Disponibilità e servizio
Infine, la risposta di Maria: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola», riassume il suo assenso incondizionato e la sua consegna al disegno di amore di Dio. Chiamandosi “serva” Ella esprime la sua missione: quella di essere totalmente orientata al Figlio suo Gesù e al disegno di salvezza da Lui incarnato.
Anche noi – carissimi fratelli e sorelle che tra poco farete la vostra Oblazione – siamo chiamati a mostrare questa stessa disponibilità nella nostra vita di credenti. Facciamo del “sì” di Maria la nostra bandiera quotidiana per essere nel mondo fedeli e gioiosi testimoni di Gesù e del suo Vangelo.
La Vergine Immacolata ci avvolga nel suo manto materno e ci aiuti a essere santi e immacolati nella fede, nella speranza e nella carità. E così sia!