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L’Abate Donato presiede la Celebrazione eucaristica alla Chiesetta del Colloquio

Domenica 5 febbraio l’Abate Donato ha presieduto la Celebrazione eucaristica nella Chiesetta del Colloquio.

In prossimità della festa di Santa Scolastica il prossimo 10 febbraio, l’Abate di San Paolo fuori le mura e Amministratore Apostolico di Montecassino ha presieduto, come da tradizione, la Celebrazione Eucaristica nella chiesetta del colloquio. Nella domenica che precede la festa, la chiesa che ha visto i due fratelli Benedetto e Scolastica insieme per l’ultima volta è raggiunta in processione nel pomeriggio da tanti fedeli.
Al margine della omelia sulla pagina del Vangelo del giorno, l’Abate Donato ha ricordato i due fratelli e il loro incontro nella chiesetta:

“[…] santa Scolastica e san Benedetto lo sono stati “sale della terra e luce del mondo” perché hanno compreso che la luminosità proveniva dal contatto amoroso con il Signore. La loro, e soprattutto quella di Scolastica e di tutte le monache di clausura, è una vita dedicata alla contemplazione, alla preghiera, ad una ricerca assidua di Dio nella propria vita. Loro ci sono di esempio, tanto è vero che Scolastica per un verso ci è stata ancor più di esempio che non Benedetto.

Conosciamo tutti quell’episodio che è avvenuto in questo luogo che secondo la tradizione era quello in cui Benedetto e Scolastica si ritrovavano una volta all’anno per parlare di cose spirituali, dei loro progressi nella vita monastica, delle loro paure, di cose belle e meno belle, chissà di quante cose avranno parlato per incoraggiarsi a vicenda nel loro cammino di sequela dietro a Gesù. Ebbene quell’ultima volta Scolastica presentiva che sarebbe stata l’ultima volta, che di lì a poco avrebbe lasciato la vita di quaggiù e dunque chiede a suo fratello di fermarsi, di continuare nella loro conversazione per tutta la notte, per sfruttare al massimo il tempo e non soltanto quello che era loro concesso, ovvero dal mattino all’imbrunire quando bisognava rientrare nei propri monasteri.

Scolastica però aveva ‘ una marcia in più’, aveva più luce di Benedetto quella sera e aveva soprattutto, come dirà poi San Gregorio Magno, “una visione di Amore più lucida del fratello”. Perché dinanzi al rifiuto del fratello di restare a parlare con lei, si rivolge a Dio con una preghiera e Dio la esaudisce in quel modo per così dire originale provocando un fortissimo temporale di fronte al quale Benedetto è impossibilitato ad uscire e quindi né lui né i monaci che lo accompagnavano possono ritornare nel monastero. E rimprovera la sorella per questo perché in questo modo è costretto ad andare contro la Regola.

San Gregorio Magno chiosa, quindi, questo episodio con l’espressione

“illa plus potuit, quae amplius amavit”

ha potuto di più colei che ha amato di più. Lei in quel momento era più luminosa. La luce di Dio che è Amore, l’aveva impregnata di sé, rispetto a Benedetto che in quel momento era più attento alla forma, alla Regola.

Ci affidiamo a lei questa sera con cuore umile e fiducioso perché ci doni di riscoprire la bellezza della nostra fede di essere ‘sale della terra luce del mondo. e ci guidi lei per mano come farebbe una mamma o una sorella maggiore nei confronti dei più piccoli. Vogliamo chiederlo con insistenza. Lei è stata portata in processione e molti di voi hanno camminato insieme con lei. Ora le chiediamo di continuare lei a camminare con noi lungo le strade della vita. E così sia.”

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