Nel segno di S.Paolo e S.Benedetto: l’ascolto orante di Papa Leone XIV
Nel pomeriggio di oggi, martedì 20 maggio 2025, la Basilica di San Paolo fuori le Mura ha accolto Papa Leone XIV in quella che è stata la sua prima visita a una Basilica Papale, subito dopo l’insediamento avvenuto domenica 18 maggio a San Pietro. Un gesto che, nella sua semplicità, ha già assunto un profondo valore simbolico. Domenica prossima, 25 maggio, sarà la volta della presa di possesso di San Giovanni in Laterano – la sua cattedrale, in quanto vescovo di Roma.- e, successivamente, di Santa Maria Maggiore.
Accolto dalla comunità benedettina – da secoli custode della Basilica – e guidato dal Padre Abate Donato Ogliari e dal Cardinale James Michael Harvey, il Santo Padre ha attraversato la navata centrale in un clima di profondo raccoglimento, accolto festosamente dalle migliaia di persone ivi convenute. Questo stesso raccoglimento lo ha guidato fino alla preghiera silenziosa dinanzi al sepolcro dell’Apostolo Paolo, dove ha sostato per qualche minuto.
Il momento centrale della celebrazione si è svolto nell’abside, dove si trova la splendida Cattedra Papale in marmo e bronzo dorato, sormontata dal rilievo della “Consegna delle Chiavi a Pietro”. Da lì, Papa Leone XIV ha rivolto ai presenti una allocuzione intensa e ricca di riferimenti spirituali, in cui ha saputo intrecciare con profondità il messaggio paolino di grazia, giustizia e fede con il carisma benedettino. «Questa Basilica da secoli è affidata alla cura di una Comunità benedettina. Come non ricordare, allora, parlando dell’amore come fonte e motore dell’annuncio del Vangelo, gli insistenti appelli di San Benedetto, nella sua Regola, alla carità fraterna nel cenobio e all’ospitalità verso tutti», ha affermato il Pontefice.
A conclusione della liturgia, Papa Leone XIV ha nuovamente attraversato la navata centrale, soffermandosi tra i numerosi fedeli che affollavano la Basilica. Insieme all’Abate Donato e al Cardinale Harvey, ha poi osservato il tondo ancora vuoto che presto ospiterà la sua immagine illuminata, in continuità con quella di Papa Francesco, spenta nel giorno del suo ritorno al Padre.
la liturgia della presa di possesso è stata accompagnata dal prezioso contributo della Cappella Musicale Pontificia Sistina e delle realtà musicali della Basilica di San Paolo fuori le Mura: la Schola Cantorum dei Monaci, il Coro Liturgico Polifonico, il Coro “D. Isidoro” e il Coro Gregoriano dei Laici che hanno animato la liturgia – insieme al Maestro Josep Solé Coll all’organo- diretti dai Maestri Christian Alejandro Almada e Mons. Marcos Pavan.
Prima di congedarsi, il Santo Padre ha dedicato qualche minuto a salutare i collaboratori della Basilica e dell’Abbazia, che quotidianamente si adoperano con discrezione e dedizione affinché ogni pellegrino possa vivere la propria visita in sicurezza, nel rispetto dei luoghi e della preghiera.
Papa Leone XIV è poi ripartito lasciando in tutti i presenti la sensazione e l’emozione di aver assistito ad un momento storico intenso e significativo.
A questo link è possibile scaricare il libretto della celebrazione: Libretto visita San Paolo
Di seguito il testo integrale dell’Allocuzione del Santo Padre e alcune foto del pomeriggio
VISITA AL SEPOLCRO DI SAN PAOLO
OMELIA DEL SANTO PADRE LEONE XIV
Basilica di San Paolo fuori le mura
Martedì, 20 maggio 2025
Il brano biblico che abbiamo ascoltato è l’inizio di una bellissima lettera indirizzata da San Paolo ai cristiani di Roma, il cui messaggio ruota attorno a tre grandi temi: la grazia, la fede e la giustizia. Mentre affidiamo all’intercessione dell’Apostolo delle genti l’inizio di questo nuovo Pontificato, riflettiamo insieme sul suo messaggio.
San Paolo dice prima di tutto di aver avuto da Dio la grazia della chiamata (cfr Rm 1,5). Riconosce, cioè, che il suo incontro con Cristo e il suo ministero sono legati all’amore con cui Dio lo ha preceduto, chiamandolo ad un’esistenza nuova mentre era ancora lontano dal Vangelo e perseguitava la Chiesa. Sant’Agostino – anche lui un convertito – parla della stessa esperienza dicendo: «Cosa potremo noi scegliere, se prima non siamo stati scelti noi stessi? In effetti, se non siamo stati prima amati, non possiamo nemmeno amare» (Discorso 34, 2). Alla radice di ogni vocazione c’è Dio: la sua misericordia, la sua bontà, generosa come quella di una madre (cfr Is 66,12-14), che naturalmente, attraverso il suo stesso corpo, nutre il suo bambino quando è ancora incapace di alimentarsi da solo (cfr S. Agostino, Esp. sul Salmo 130, 9).
Paolo, però, nello stesso brano, parla anche di «obbedienza della fede» (Rm 1,5), e pure qui condivide ciò che ha vissuto. Il Signore, infatti, apparendogli sulla via di Damasco (cfr At 9,1-30), non lo ha privato della sua libertà, ma gli ha lasciato la possibilità di una scelta, di una obbedienza frutto di fatica, di lotte interiori ed esteriori, che lui ha accettato di affrontare. La salvezza non viene per incanto, ma per un mistero di grazia e di fede, di amore preveniente di Dio, e di adesione fiduciosa e libera da parte dell’uomo (cfr 2Tm 1,12).
Mentre allora ringraziamo il Signore per la chiamata con cui ha trasformato la vita di Saulo, gli chiediamo di saper anche noi rispondere ai suoi inviti allo stesso modo, facendoci testimoni dell’amore «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Gli chiediamo di saper coltivare e diffondere la sua carità, facendoci prossimi gli uni per gli altri (cfr Francesco, Omelia dei II Vespri nella Solennità della Conversione di San Paolo, 25 gennaio 2024), nella stessa gara di affetti che, dall’incontro con Cristo, ha spinto l’antico persecutore a farsi “tutto a tutti” (cfr 1Cor 9,19-23), fino al martirio. Così, per noi come per lui, nella debolezza della carne si rivelerà la potenza della fede in Dio che giustifica (cfr Rm 5,1-5).
Questa Basilica da secoli è affidata alla cura di una Comunità benedettina. Come non ricordare, allora, parlando dell’amore come fonte e motore dell’annuncio del Vangelo, gli insistenti appelli di San Benedetto, nella sua Regola, alla carità fraterna nel cenobio e all’ospitalità verso tutti (Regola, capp. LIII; LXIII)?
Ma vorrei concludere richiamando le parole che, più di mille anni dopo, un altro Benedetto, Papa Benedetto XVI, rivolgeva ai giovani: «Cari amici – diceva – Dio ci ama. Questa è la grande verità della nostra vita e che dà senso a tutto il resto […]. All’origine della nostra esistenza c’è un progetto d’amore di Dio», e la fede ci porta ad «aprire il nostro cuore a questo mistero di amore e a vivere come persone che si riconoscono amate da Dio» (Omelia nella Veglia di preghiera con i giovani, Madrid, 20 agosto 2011).
È qui la radice, semplice e unica, di ogni missione, anche della mia, come successore di Pietro ed erede dello zelo apostolico di Paolo. Mi dia il Signore la grazia di rispondere fedelmente alla sua chiamata.










