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Abate San Paolo fuori le Mura DONATO OGLIARI OMELIA

1 Gennaio 2024, SS. Madre di Dio. L’omelia dell’abate di San Paolo fuori le Mura, Dom Donato Ogliari

L’inizio del nuovo anno, la solennità di Maria SS.ma Madre di Dio e la 57ª giornata mondiale della pace sono i temi su cui si sviluppa l’omelia dell’Abate Donato per il Primo gennaio 2024.

Nella festa odierna convergono tre aspetti: dal punto di vista civile l’anno nuovo appena iniziato, mentre dal punto di vista religioso – almeno come cattolici – vengono contemporaneamente celebrate la solennità di Maria SS.ma Madre di Dio (che chiude l’ottava solenne del Natale) e la 57ª Giornata mondiale per la pace.

Un nuovo anno

Per quanto riguarda il primo aspetto, l’inizio dell’anno civile, non c’è niente di meglio che riprendere la bellissima formula di benedizione contenuta nella prima lettura (cf. Nm 6,22-27):

«Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (vv. 24-26).

Al cuore di questa benedizione vi è l’espressione «il Signore faccia risplendere» e «rivolga a te» il suo volto. Nel mondo semitico, vedere il volto di qualcuno significava non solo vedere la persona, ma soprattutto entrare in relazione con essa. Se poi si trattava di un re o di un dignitario di corte, il vedere il suo volto significava l’essere ammessi a godere della sua presenza.

Applicate a noi, le espressioni “il Signore faccia risplendere per te” e “rivolga a te il suo volto” risuonano come una benedizione di Dio che, concretamente, si esprime attraverso la volontà di ammetterci nella comunione con lui attraverso il dono della sua pace. Del resto, come ci ha ricordato la seconda lettura, poiché Dio ha mandato «nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!» (Gal 4,6b), tra Lui e noi si è instaurato un rapporto di paternità e di figliolanza che garantisce l’accesso alla sua Grazie e rende più sicuro il dono della pace e la benedizione che ne promana.

Di esse – della pace e della benedizione di Dio – abbiamo sempre bisogno, e per questo oggi le imploriamo per il nuovo anno che ci si spalanca dinanzi. Ne abbiamo bisogno per impedire che il centro del nostro io si sfilacci e perda il contatto con la presenza amorosa di Dio che ci sostiene. Ne abbiamo bisogno per rafforzare la fiducia negli altri e per ridare fiato alla speranza, affinché non si affievolisca di fronte alle avversità della vita. Ne abbiamo bisogno per riappropriarci ogni giorno della gioia che proviene dall’amare e dal servire gli altri, mostrando apertura di cuore e benevolenza a quanti incontriamo sul nostro cammino.

Del resto un nuovo anno che inizia dovrebbe richiamarci alla consapevolezza che il tempo che abbiamo a disposizione (e non sappiamo quanto sia!) non è solo nostro, ma è un tempo che va accolto e vissuto nell’ottica del dono. Se vogliamo evitare che il tempo ci sfugga tra le mani senza lasciare traccia, allora viviamolo come un’opportunità per ascoltare e per dialogare, per perdonare e per costruire relazioni o riallacciare quelle logorate, per condividere gioie e dolori, per essere solidali con chi è meno fortunato di noi. In una parola, viviamo il tempo come un’occasione quotidiana che ci viene offerta per imparare sempre più e meglio ad aprire il nostro cuore e la nostra vita agli altri. Diceva Madre Teresa di Calcutta:

«Trova il tempo per amare ed essere amato / trova il tempo di dare. / È il segreto dell’eterna giovinezza / è il privilegio dato da Dio / il giorno è troppo corto / per essere egoisti. Trova il tempo di fare la carità. / È la chiave del paradiso».

Per noi credenti il tempo è dunque un tempo in cui sperimentare la presenza misericordiosa di Dio nella nostra vita, una presenza che ci sostiene e ci sprona ad affrontare il futuro con la forza luminosa dell’amore che si fa dono al prossimo, come Gesù ci ha insegnato.

Maria Ss. Madre di Dio

Il secondo aspetto che caratterizza questo giorno dal punto di vista liturgico è la celebrazione della solennità di Maria SS. Madre di Dio. A parlarci sommessamente di Lei è il brano evangelico proclamato (cf. Lc 2,16-21), che ci riporta alla stalla di Betlemme dove i pastori erano accorsi per vedere il Bambino Gesù. Essi, «dopo averlo visto – scrive l’evangelista Luca –, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro» (v. 17).

La sequenza descritta dall’evangelista è molto bella, oltre che realistica: dapprima lo sguardo dei pastori cade sul Bambino adagiato nella mangiatoia, poi, in un secondo momento, si solleva verso Maria e Giuseppe a cui i pastori riferiscono quello che era stato detto loro dagli angeli a proposito di quel Bambino, nato per offrire a tutti la salvezza di Dio. Questa sequenza – se ci pensiamo – è molto simile a quella che generalmente applichiamo quando facciamo visita a una neo-mamma: dapprima lo sguardo si posa sul neonato e poi si sposta sulla madre che lo ha dato alla luce, e con la quale ci si congratula.

Come i pastori, anche noi oggi, attraverso il rito eucaristico, contempliamo e adoriamo il Figlio di Dio nato per noi e offertoci in cibo, e nello stesso tempo volgiamo il nostro sguardo interiore verso la sua mamma, Maria, che ce lo ha donato. Di lei vogliamo far nostra soprattutto quell’attitudine interiore descritta dall’evangelista Luca quando scrive: «Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». Maria, cioè, custodiva e meditava tutto ciò che i pastori avevano detto di Gesù. Anche per noi, il custodire, ossia il trattenere dentro di noi, e il meditare tutto ciò che riguarda Gesù e che ci porta a Lui – a cominciare dal suo Vangelo – costituisce il segreto di una vita toccata dalla sua presenza, una vita cristiana riuscita, una vita, cioè, che non ha timore di lasciarsi prendere per mano da Gesù e di lasciarsi accompagnare e sostenere dalla sua Parola che illumina e dal sacramento del suo Corpo che ci fortifica e ci salva.

57ª Giornata mondiale per la pace

Infine il terzo aspetto, collegato alla solennità di oggi, ossia la celebrazione della Giornata mondiale per la pace. All’inizio di questo nuovo anno il messaggio che papa Francesco ha consegnato ai cattolici e a tutte le donne e agli uomini di buona volontà, e con cui ci sprona a vivere e a progredire sui sentieri della pace, ha per titolo: “Intelligenza artificiale e pace”.

Dopo aver sottolineato le grandi potenzialità insite nel progresso scientifico e tecnologico, e dopo aver evidenziato che «i progressi dell’informatica e lo sviluppo delle tecnologie digitali negli ultimi decenni hanno già iniziato a produrre profonde trasformazioni nella società globale e nelle sue dinamiche», papa Francesco afferma che abbiamo «il dovere di allargare lo sguardo e di orientare la ricerca tecnico-scientifica al perseguimento della pace e del bene comune, al servizio dello sviluppo integrale dell’uomo e della comunità», affermando senza mezzi termini che «gli sviluppi tecnologici che non portano a un miglioramento della qualità di vita di tutta l’umanità, ma al contrario aggravano le disuguaglianze e i conflitti, non potranno mai essere considerati vero progresso».

Soprattutto, occorre orientare in senso positivo l’impatto che le nuove tecnologie – nella fattispecie l’intelligenza artificiale – hanno e avranno sempre di più sulle nostre vite, sulle nostre relazioni sociali e sulle relazioni tra i popoli. Occorre, cioè, impegnarsi fattivamente affinché queste nuove tecnologie abbiano una ricaduta che porti ad un miglioramento della convivenza e della fratellanza universale, e ad un incremento della giustizia e della pace.

«Il mondo, insomma – continua il pontefice – non ha proprio bisogno che le nuove tecnologie contribuiscano all’iniquo sviluppo del mercato e del commercio delle armi, promuovendo la follia della guerra. Così facendo, non solo l’intelligenza, ma il cuore stesso dell’uomo, correrà il rischio di diventare sempre più “artificiale”. Le più avanzate applicazioni tecniche non vanno impiegate per agevolare la risoluzione violenta dei conflitti, ma per pavimentare le vie della pace».

Il cristiano non può che stare dalla parte della pace e agire di conseguenza, seguendo le orme di Gesù, re pacifico, mite e umile di cuore. Maria, Madre di Dio e madre nostra, ci aiuti a mantenere desto il nostro impegno per la pace, ricercandola e testimoniandola quotidianamente attraverso il nostro contributo di parole e gesti che siano improntati ad essa. Vegli dunque la Vergine Madre sui nostri passi, ci protegga e ci avvolga col suo manto materno. E così sia.

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