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viagrande san paolo fuori le Mura

S.Messa a San Paolo fuori le Mura per i fedeli di Viagrande

Nei giorni scorsi Roma ha accolto la comunità ecclesiale di Viagrande (CT) in un pellegrinaggio che ha unito memoria, fede e speranza. Un cammino spirituale, prima ancora che fisico, vissuto in occasione di un evento di particolare rilievo: la benedizione della croce pettorale di san Mauro abate, patrono del paese, e del suo anello abbaziale, segni carichi di valore simbolico e identitario.

Due monili preziosi non solo per la loro raffinata fattura artistica, ma soprattutto per la storia e la fede che custodiscono. L’anello abbaziale, opera dell’orafo Enrico Manfrini, raffigura Cristo sormontato dalla croce e, ai lati, i santi apostoli Pietro e Paolo, colonne della Chiesa universale. Dono dell’arcivescovo cistercense di Catania, mons. Guido Luigi Bentivoglio, l’anello fu consegnato a quest’ultimo da papa Paolo VI il 6 dicembre 1965, alla vigilia della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II, come segno di comunione ecclesiale e di responsabilità pastorale.

Mercoledì 10 dicembre, durante l’udienza generale in una piazza San Pietro gremita di fedeli provenienti da ogni parte del mondo, Sua Santità papa Leone XIV ha benedetto la croce pettorale e l’anello abbaziale. Un momento di intensa partecipazione, vissuto dalla comunità di Viagrande come segno concreto di appartenenza alla Chiesa universale, raccolta attorno al Successore di Pietro.

La celebrazione a San Paolo fuori le Mura

Nel pomeriggio della stessa giornata, il pellegrinaggio è proseguito con la visita alla tomba dell’apostolo Paolo e con l’ingresso nella basilica papale di San Paolo fuori le Mura. Nella cappella di San Benedetto si è svolta la celebrazione eucaristica, presieduta dall’abate ordinario, S.E.R. Dom Donato Ogliari, alla presenza del parroco di Viagrande, don Giuseppe Guliti, e dei fedeli giunti dalla Sicilia.

Durante l’omelia, Dom Donato Ogliari ha richiamato il motto giubilare Peregrinantes in spem, soffermandosi sul significato profondo del pellegrinaggio come stile di vita cristiano. Essere pellegrini, ha ricordato, significa attraversare la storia senza perdere la fiducia, lasciandosi guidare dalla speranza che nasce dall’incontro con Cristo risorto, una speranza che non delude e che rende le comunità capaci di rinnovarsi e di testimoniare il Vangelo nel quotidiano.

Al termine della celebrazione, la comunità si è raccolta in preghiera davanti alla tomba dell’Apostolo delle genti. In un clima di profonda commozione è stato recitato il Credo, come sigillo di comunione nella fede della Chiesa di sempre. Dopo la benedizione conclusiva, l’abate Ogliari si è intrattenuto con i pellegrini in un momento di fraternità semplice e cordiale, rinnovando un legame costruito nel tempo e guardando con fiducia a futuri incontri.

Il pellegrinaggio romano della comunità di Viagrande si è così concluso come un’esperienza intensa e condivisa, capace di intrecciare storia e presente, memoria e cammino, sotto la protezione di san Mauro abate – discepolo di San Benedetto – e all’ombra della testimonianza apostolica di san Paolo.


San Mauro abate (ca. 512–584) discepolo di san Benedetto da Norcia e una delle figure più rappresentative del primo monachesimo occidentale, crebbe spiritualmente nei monasteri di Subiaco e Montecassino. È ricordato come modello di obbedienza, equilibrio e vita comunitaria secondo la Regola benedettina.

Secondo la tradizione, san Benedetto lo inviò in Gallia, dove contribuì alla diffusione del monachesimo e fondò il monastero di Glanfeuil. Il suo culto si diffuse ampiamente in Europa, rendendolo uno dei santi monaci più venerati del Medioevo.

San Mauro è venerato come patrono degli infermi e dei monaci. La sua memoria liturgica ricorre il 15 gennaio.

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