UNA VITA DI LUCE
Ab. Donato Ogliari osb
Già pubblicato su Il Gazzettino di Noci, anno 2015
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) ha proclamato il 2015 Anno Internazionale della luce. Oltre che per promuovere la ricerca in materia di nuove tecnologie basate sulla luce, lo scopo è quello di sensibilizzare sull’importanza di quest’ultima sia come fonte di energia sia come fattore di sviluppo, soprattutto per il mondo delle telecomunicazioni, dell’istruzione, dell’agricoltura e della salute. Dalla fibra ottica allo studio dell’Universo (o del Multi-Universo), dalla fotosintesi alla diagnostica per immagini in medicina, la luce rivela la sua basilare importanza per la nostra civiltà. Inoltre, il rafforzamento delle nuove tecnologie legate alla luce dovrebbe, nelle intenzioni dell’ONU, avere come obiettivo anche quello di supportare lo sviluppo sostenibile e lo sradicamento della povertà nel mondo, dal momento che un quinto della popolazione mondiale non ha ancora accesso all’illuminazione elettrica e a tutti i benefici che sono ad essa collegati.
Che la luce naturale sia vitale per la nostra sopravvivenza è un dato di fatto incontrovertibile. Immaginiamo un bel mattino di svegliarci e di dover attendere invano la luce del giorno. Senza dubbio saremmo presi dal panico, e non solo perché abituati alla naturale alternanza della notte e del giorno, ma soprattutto perché consapevoli che la luce è vita. Se ogni mattina la natura rivive, ciò avviene perché – dopo ogni notte – essa è regolarmente inondata dalla luce. E quella luce che ravviva la natura è la stessa che permette alle nostre pupille di godere della festa dei colori che essa ci regala e di contemplare la bellezza dei suoi paesaggi. Ed è sempre grazie alla luce che ci è possibile orientarci quando siamo in movimento, misurando i giusti rapporti con ciò che ci circonda, valutando le distanze, le proporzioni e i contorni delle cose. È la luce, infine, che ci permette di incontrare lo sguardo dell’altro e di relazionarci con quel “tu” che, di volta in volta, ci sta di fronte nella sua unicità. Ma, soprattutto, la luce – sia essa naturale o artificiale – ci consente di cogliere sul volto dell’altro la presenza o meno di un’altra luce, quella interiore. Non diciamo forse, nel linguaggio comune, che una persona è “spenta” quando in essa vediamo uno sguardo apatico o sommerso dalla noia? Se l’occhio è la lampada del corpo (cf. Mt 6,22), il nostro volto si illumina o si spegne a seconda di ciò che alberga nel nostro cuore e che su di esso viene riflesso.
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Ora, come la luce naturale è fonte di vita e – assieme a quella artificiale – consente libertà di movimento, di azione, ed è funzionale all’incontro con l’altro, così vi è una Luce – non visibile e tutta interiore – che vivifica e fortifica incessantemente la vita del credente. È la luce del Signore Risorto che ha trionfato sulle tenebre della morte; è la luce della vittoria dell’Amore su ogni forma di male, di prevaricazione, di ingiustizia. Questa luce che, come rugiada, si è posata su ogni credente al momento del battesimo – e che ha nome Spirito Santo – rende liberi e luminosi, dentro e fuori, ed è un’inesauribile sorgente di rigenerazione alla vita della grazia: «Battezzati, noi siamo illuminati e diventiamo figli di Dio (…) liberati dai peccati, la cui oscurità faceva ostacolo allo Spirito Santo, abbiamo l’occhio dello spirito libero, trasparente, luminoso» (San Clemente Alessandrino).
Sì, grazie al battesimo, i cristiani sono divenuti «luce nel Signore» (Ef 5,8), sono cioè essi stessi, in Lui, fonte e propagatori di quella Luce che ha posto dimora nel loro cuore e mai viene meno. Ciò significa che ora tocca ai credenti in Cristo celebrare nella loro quotidianità la potenza di questa luce. Tocca a loro, cioè, rendersi umili strumenti dello Spirito per diradare le tenebre del male, per far trionfare l’Amore misericordioso di Gesù al cuore delle divisioni, dei rancori, delle contrapposizioni; al cuore di ogni mediocrità, di ogni infedeltà al Vangelo e di ogni pavida resa ai seducenti richiami del mondo; al cuore dell’esperienza del dolore e della sofferenza; al cuore di ogni ingiustizia e sopruso; al cuore stesso della morte, in ogni sua espressione, fisica, morale o spirituale.
Soprattutto, tocca ai credenti, che possiedono l’«occhio dello spirito libero, trasparente, luminoso», dar prova dell’autenticità della loro adesione al Cristo, vera «luce del mondo» (Gv 8,12), traducendo l’esperienza del Suo Amore misericordioso in altrettanto amore misericordioso per il prossimo. Infatti, «chi ama suo fratello – scrive san Giovanni –, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi. chi ama il suo fratello, dimora nella luce» (1Gv 2,10-11).
Qui, è racchiusa l’essenza del nostro essere cristiani, di quella vita luminosa che ci è stata offerta in Cristo e di cui siamo chiamati ad essere testimoni: «Illuminato dallo Spirito, battezzato nel fuoco, chiunque tu sia, tu sei trono di Dio, sei la dimora, sei lo strumento, sei la luce della divinità. Tu sei Dio, sei Dio, Dio, Dio!» (Cantico di San Sergio).