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L’ANNO GIUBILARE DELLA MISERICORDIA
Ab. Donato Ogliari osb

Già pubblicato su Il Gazzettino di Noci, anno 2014

L’8 dicembre, con l’apertura della Porta Santa della Basilica di S. Pietro, avrà ufficialmente inizio l’Anno Santo straordinario della Misericordia. Questo Anno giubilare, nelle intenzioni di papa Francesco, dovrebbe aiutare la Chiesa a prendere maggior coscienza dell’annuncio che sta al cuore del Vangelo: l’amore misericordioso del Signore. Di esso vorrei cogliere alcune prospettive di fondo, così come esse emergono dalla Bolla di indizione del Giubileo straordinario, intitolata Misericordiae vultus.

Innanzitutto occorre rilevare che la misericordia non è uno dei tanti attributi di Dio, ma, al pari dell’amore, ne definisce l’essenza più vera. Potremmo parafrasare la definizione giovannea: «Dio è Amore» (1Gv 4,8), con: «Dio è misericordia». L’amore, infatti, è per sua natura misericordioso, e la misericordia è l’espressione più intima e profonda dell’amore che si apre alla compassione e al perdono. L’onnipotenza del Dio cristiano trova la sua piena manifestazione nell’amore misericordioso.

Ritroviamo questa consapevolezza in un’antica colletta (la preghiera che il sacerdote recita a nome di tutta l’assemblea all’inizio della S. Messa) risalente all’VIII secolo: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono». Ad essa fa eco il grande teologo san Tommaso d’Aquino: «È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza».

Il mondo ebraico, che non ama le definizioni astratte, definisce la misericordia divina col termine “rahamim”. Tale termine indica le viscere materne che accolgono la vita nascente. Al pari del grembo materno, dunque, la misericordia indica quello spazio di amore aperto alla vita dell’altro, uno spazio di comunione e condivisione, uno spazio di profondo sentire, patire e gioire con l’altro.

 

In questo consiste l’amore misericordioso di Dio, e Gesù ne è il volto visibile e concreto. «La sua persona – scrive papa Francesco – non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione». Di fatto, nel rendere la sua misericordia tangibile in Gesù, Dio mostra «la sua responsabilità per noi». Dio, cioè, si sente responsabile per ciascuno di noi, «desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni», proprio come un padre o una madre si sentirebbero responsabili del benessere e della felicità dei loro figli.

 

Tuttavia il tema della misericordia non sembra godere di molto favore nella cultura odierna. Come già affermava san Giovanni Paolo II: «La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (cf. Gen 1,28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia» (Enciclica Dives in misericordia).

A fronte di una diffusa insensibilità nei riguardi della misericordia, la Chiesa ha oggi più che mai il compito di proclamarne e testimoniarne la centralità. Essa, come afferma papa Francesco, dev’essere considerata «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa», e l’attendibilità della presenza e dell’azione di quest’ultima nel mondo «passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole».

 

Papa Francesco non tralascia, infine, di affrontare il rapporto tra giustizia e misericordia. Esse – dice – «non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore». Se la giustizia è il primo e necessario passo nella costruzione e conservazione di un’armonica convivenza civile, essa, tuttavia, non esaurisce, da sola, tutte le aspettative. «La Chiesa – afferma papa Francesco – ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa. (…) È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza». La misericordia non si oppone dunque alla giustizia, «ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere».

Al di là del credo di ciascuno, sono convinto che questi brevi spunti ispirati alla Bolla di indizione dell’Anno Santo straordinario possano costituire una base di riflessione per ogni uomo di buona volontà. Certamente essi rappresentano un pungolo per il credente perché, in quei segmenti di società civile e religiosa nei quali egli si trova a vivere, possa impegnarsi ancor più ad essere un riflesso credibile della misericordia di Dio e della forza luminosa che da essa promana.