Il CAMMINO della Quaresima
Ab. Donato Ogliari osb
La prospettiva pasquale
Già pubblicato su Il Gazzettino di Noci, marzo 2014
La Quaresima va compresa e vissuta sullo sfondo del mistero pasquale di Cristo, cuore pulsante della fede e della vita del cristiano che è. Del resto, anche dal punto di vista dell’evoluzione storica del “tempo liturgico”, la Quaresima fu introdotta per far corrispondere alla cosiddetta “cinquantina pasquale” (i cinquanta giorni che prolungano la gioia della Risurrezione e culminano nella solennità di Pentecoste) un tempo che si configurasse come un periodo di attesa e di preparazione alla Pasqua. È così che prese forma e si delineò la “Quaresima” (dal latino: quadragesima – sottinteso: dies, “giorno” – ossia “quarantesimo giorno”), un tempo di quaranta giorni nel quale il cristiano è spronato a dedicarsi con maggior sollecitudine all’ecologia dello spirito per prepararsi ad accogliere e a vivere con frutto l’evento trasformante della Pasqua di Cristo.
Perché “quaranta” giorni?
Il numero “quaranta” si fonda su reminiscenze bibliche. Si pensi, ad esempio, al diluvio universale, che durò appunto quaranta giorni e quaranta notti, alla peregrinazione degli Ebrei nel deserto durata quarant’anni, ai quaranta giorni trascorsi da Mosè sul Sinai, ai quaranta giorni e alle quaranta notti in cui Elia camminò verso il monte di Dio, l’Horeb, e, soprattutto, ai quaranta giorni in cui Gesù fu tentato dal diavolo nel deserto. Il numero “quaranta” racchiude dunque, a vari livelli, un significato simbolico che richiama, in sostanza, il cammino del credente lungo il tempo. È, infatti, all’interno di questo involucro che la sua vita si dipana, ed è in esso che egli è chiamato a progredire nel cammino di conversione, e ad imparare a riconoscere la presenza di Dio che gli parla nella S. Scrittura e nei sacramenti, ma anche nelle persone, nei gesti e negli accadimenti di cui è composta la sua quotidianità, incluse le prove e le tentazioni della vita. È dunque nel tempo che il credente impara a conformarsi sempre più a Cristo.
Digiuno, preghiera, carità
Per vivere bene questo apprendistato lungo tutta la vita, la Quaresima ci addita i seguenti strumenti: il digiuno, la preghiera e la carità. Al di là della rinuncia al cibo come forma di ascesi volta a rendere più sensibile la nostra coscienza spirituale, il digiuno a cui si è invitati è, nella sostanza, l’astensione da ogni forma di male e di peccato. Di fatto, il problema di fondo è che l’uomo tende istintivamente a vivere in superficie e a non ammettere facilmente quella parte minacciosa che si annida nel suo cuore e che rischia di emergere quando uno meno se l’aspetta. Di qui la necessità di riconoscere e monitorare la propria fragilità, e di identificare quel fascio di desideri nel quale ognuno di noi è avviluppato, smascherando quelli che non ci conducono al bene e liberando ed educando quelli che contribuiscono al ben-essere spirituale nostro e altrui.
L’altro ambito nel quale la Quaresima ci sprona ad un maggior impegno è la preghiera, soprattutto quella che nasce dall’ascolto della Parola di Dio: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Un antico adagio recita: “Orare est arare – Pregare è arare”. La preghiera, cioè, ci consente di “dissodare” e “arare” le zone inaridite del nostro cuore, affinché il seme della Parola di Dio possa penetrare in esse, attecchirvi e portare frutto. Se poi la preghiera è sostenuta dal desiderio di Dio e della sua amicizia, allora il desiderio stesso diventerà la nostra preghiera e, più che dire preghiere, scopriremo la bellezza di diventare noi stessi preghiera.
Infine, pregare solamente non basta. La preghiera deve tradursi in opere di giustizia e di misericordia. Deve trasformarsi in carità. “Non avvenga – afferma S. Agostino – che la tua lingua benedica Dio e la tua vita lo maledica”. Ogni qualvolta non amiamo gli altri, infatti, è come se maledicessimo Dio. Ogni qualvolta non abbiamo compassione delle pene altrui e non sovveniamo alle loro necessità, è come se allontanassimo Dio dalla nostra vita. La Quaresima è un’occasione propizia per rimettere la carità al primo posto. Senza di essa la nostra vita cristiana assomiglierebbe a una botte vuota che risuona perché dentro non c’è niente!