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Festa della Conversione di San Paolo, l’omelia dell’Abate Donato

CONVERSIONE DI SAN PAOLO

25 gennaio 2025

Il fatto che gli Atti degli Apostoli narrino per ben tre volte la cosiddetta “conversione” – meglio sarebbe dire rivelazione o cristofania – di Paolo ci dice l’importanza eccezionale attribuita a questo evento che, di fatto, ha radicalmente trasformato la vita del futuro Apostolo delle Genti.

Nella prima Lettura (Atti 22) abbiamo ascoltatoil racconto tratto dal discorso tenuto da Paolo in sua difesa sulla gradinata della Torre Antonia di Gerusalemme. In esso Paolo parla di quanto accadutogli sulla via di Damasco e, come negli altri due racconti dello stesso evento (cf. Atti 9 e 26) emergono chiaramente un prima, il suo convinto e ardente zelo nel perseguitare e nel mettere a morte i cristiani, e un dopo, la sua trasformazione da persecutore a discepolo di Gesù. Il messaggio racchiuso in questo radicale mutamento è che quest’ultimo non è stato l’ultimo atto o il risultato di una lunga ricerca, maè il frutto di un intervento esclusivo del Signore, di una sua iniziativa, così come sarà frutto del disegno divino la sua futura missione ai pagani.

Alla luce di questo assunto, appare ancor più significativo il brevissimo ma denso dialogo intercorso tra Gesù e Paolo. Dopo aver sentito la voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?», Paolo fa un’unica domanda in direzione di quella voce che gli aveva parlato dopo che una luce sfolgorante lo aveva accecato e fatto cadere a terra, una domanda dalla quale non traspare alcuna resistenza da parte sua, ma il semplice desiderio di capire: «Chi sei, o Signore?». E la voce di rimando: «Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti». Da questa risposta del Signore emergono tre elementi significativi che illuminano e sostengono anche il nostro cammino di credenti.

1. Innanzitutto Paolo comprende che quel Gesù che egli sapeva essere morto in croce, ora gli si presenta e gli parla nella luce sfolgorante del cielo, quella luce che rappresenta un tratto caratteristico delle teofanie dell’Antico Testamento, un segno visibile della trascendenza divina. Dunque – questa la deduzione di Paolo – quel Gesù di Nazareth che era stato crocifisso sul Calvario alcuni anni prima era vivo e circondato della gloria divina.

2. In secondo luogo, viene rivelata a Paolo la realtà profonda e misteriosa della Chiesa, presentata come una realtà comunionale, nella quale si verifica una sorta di identità indissolubile tra il Cristo e i suoi discepoli.Perseguitando i discepoli di Gesù Paolo stava dunque perseguitando lo stesso Gesù.

3. In terzo luogo – cosa umanamenteimprevedibile e inconcepibile – Paolo sperimenta l’amore gratuito che il Signore gli riserva. Lui. che aveva perseguitato e mandato a morte tanti cristiani. sperimenta ora di essere il destinatario dell’amore che salva da parte di Gesù, ossia di Colui che si era identificato con gli stessi cristiani perseguitati e messi a morte! Immaginiamo lo scombussolamento e lo sconcerto interiore di Paolo, che si sarà chiesto: Come è possibile che Colui che io ho perseguitato nei suoi discepoli ora si preoccupi di me e della mia salvezza? Questa consapevolezza non smetterà di accompagnare il ministero di Paolo e lo renderà instancabile annunciatore della salvezza che viene da Dio, e non dall’uomo, e che non sono le opere a salvarci, ma la fede!

L’esperienza di Paolo sulla via di Damasco racchiude dunque questo triplice insegnamento anche per noi. Innanzitutto, anche se non in modo così eclatante, la luce sfolgorante della grazia continua ad agire anche oggi, talora in maniera imprevedibile e inimmaginabile. Nella nostra stessa vita di credenti, ogni passaggio dalle tenebre dell’indifferenza, dell’egoismo e del peccato alla luce dell’amore che scaccia la paura e ci rende testimoni della bontà di Dio nel mondo, è opera della grazia che ci guida e ci sostiene. 

In secondo luogo, anche noi, in quanto battezzati, siamo inseriti nella persona del Cristo e divenuti un tutt’uno con Lui. Anche noi sperimentiamo quel legame indissolubile di amore e di comunione che lega Gesù a ciascun credente, anche e sempre nell’orbita e nell’ottica della Chiesa-Corpo di Cristo. 

Infine, l’amore immenso e misericordioso dal quale Paolo si è sentito raggiunto e investito, è il medesimo amore che il Signore continua a riversare su di noi, indipendentemente dal nostro grado di adesione a Lui. Non vi è, infatti, fragilità o peccato da parte nostra che possa tener lontano questo suo Amore, un Amore sempre disponibile a venirci incontro per irrorare il nostro cuore e la nostra mente e illuminare i nostri passi. Come ci ha ricordato la seconda Lettura (cf. Rom 8) niente e nessuno potrà mai separarci da questo amore del Cristo! E così sia.  

In foto alcuni momenti dei II Vespri Solenni di venerdì 24 e della Messa Conventuale del 25 gennaio