
Non sono ancora rimarginate le ferite del terribile terremoto che il 30 ottobre 2016 ha investito Norcia, quando nel pomeriggio di ieri, alle 15:30, è stata accesa la Fiaccola benedettina pro pace et Europa una, all’interno della cripta ristrutturata della Basilica di San Benedetto.
Molte le autorità politiche e di governo che, insieme al Sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, hanno inteso così onorare, con la loro presenza, l’evento: i Sindaci di Subiaco e Cassino, Domenico Petrini ed Enzo Salera; il Commissario alla ricostruzione, Guido Castelli e altre autorità istituzionali della regione Umbria e nazionali. Erano presenti anche l’Arcivescovo di Spoleto Norcia, Mons. Renato Boccardo, l’Abate di Subiaco, Dom Mauro Meacci, il Priore della Comunità Monastica di San Benedetto in Monte di Norcia Padre Benedetto Nivakoff, Dom Maurizio Vivera, Priore del Sacro Speco e l’Abate di Montecassino, Dom Antonio Luca Fallica – alla sua prima uscita ufficiale dopo la nomina del 9 gennaio scorso – accompagnato da Dom Luigi Maria Di Bussolo, Presidente della Fondazione San Benedetto.
La cerimonia è stata impreziosita dalla sfilata delle rappresentanze dei cortei storici delle tre città benedettine, con i loro bellissimi e fastosi abiti. Tutt’intorno risonavano le melodie a festa ritmate dai tamburi ed allietate dalla vivacità delle danze.
Una piazza San Benedetto affollata di persone ha fatto da degno palcoscenico al sipario dei festeggiamenti, suggellati con i saluti finali, mentre la Fiaccola, scortata dai tedofori delle Associazioni podistiche Norcia Run 2017, dai marciatori Simbruini di Subiaco e dagli atleti del CUS di Cassino, iniziava il suo viaggio che quest’anno la vedrà portare la luce del suo messaggio di pace in Portogallo, a Lisbona, a Fatima e al monastero benedettino di Singeverga, per poi fare rientro, il 18 marzo, a Montecassino e Cassino.
Significative le parole dell’Abate Luca, il quale, nel rivolgere il proprio messaggio di saluto ai presenti, ha voluto sottolineare come il vero valore di una piccola fiamma, come ci appare la Fiaccola benedettina, in realtà racchiuda in sé un enorme potenziale se con fiducia, determinazione e costanza continuiamo ad alimentarla sempre tenendola vicina ad illuminare, passo dopo passo, il nostro cammino verso la meta, senza mai scoraggiarci, anche se da subito non ne riusciamo scorgere la fiamma tra le tenebre che ancora da essa ci separano: “È per me, come penso per ciascuno di noi, un momento di intensa commozione essere qui, in questo luogo, per compiere un gesto apparentemente piccolo, come l’accensione di questa Fiaccola, che però assume una grande portata simbolica. Lo è per tutti, ma per me in modo particolare perché si tratta della prima volta che partecipo all’accensione della Fiaccola. Ed è la prima volta che ritorno a Norcia dopo il terremoto che l’ha devastata.
Abbiamo acceso la Fiaccola nella cripta che ricorda il luogo della nascita di san Benedetto e di santa Scolastica, il luogo nel quale, come diciamo con un’immagine significativa ed efficace, i due santi sono ‘venuti alla luce’. Nascere è venire alla luce, è un evento di luce. Così come, al contempo, la luce è sempre un evento di vita. Accendere una Fiaccola, fare luce, è professare la propria fede nella vita, è impegnarsi per la vita, è assumere la sfida e la responsabilità di una rinascita. In questo luogo, nel quale celebriamo la memoria della nascita di santa Scolastica e di san Benedetto, Patrono d’Europa, noi, con questo gesto che compiamo, credo che desideriamo testimoniare, ma anche annunciare, invocare il dono di una rinascita. E la rinascita afferma che la vita è più forte della morte, in qualsiasi forma essa si manifesti: la tragedia di un terremoto, di cui questa terra porta ancora ferite aperte e cicatrici che faticano a rimarginarsi, ma non possiamo non pensare al terremoto devastante che sta sfigurando la Turchia e la Siria; e poi c’è la tragedia della guerra, quella che insanguina l’Ucraina, senza dimenticare i tanti conflitti disseminati nel mondo. E sono tante altre, come purtroppo ben sappiamo, le tenebre che hanno bisogno di essere rischiarate dalla luce della vita e di una nuova nascita.
Di fronte a queste tenebre la Fiaccola che accendiamo può sembrare, come dicevo, qualcosa di troppo piccolo e debole, e dunque inefficace, un gesto vano, addirittura inutile. Non è così. Mi ha sempre colpito un’immagine che ha usato papa Francesco, in riferimento soprattutto alla fede, ma che possiamo applicare a quelli che sono i nostri impegni, i nostri sforzi. Noi vorremmo che fossero come un grande faro, ben piantato sul monte, capace di illuminare subito tutto il panorama, tutto il cammino da percorrere, dall’inizio alla fine, dall’inizio al suo traguardo. Vorremmo già vedere la meta, come già raggiunta, già conseguita. Vorremmo già disporre dei risultati del nostro impegno. Ma non è così. I nostri sforzi non sono come un faro fermo su una montagna, sono un po’ come questa Fiaccola che abbiamo il coraggio, e anche la speranza di accendere. Una fiaccola che non illumina tutto e subito, che magari ti fa vedere non già la meta, ma solo i primi cinque metri di strada. E però ce l’hai tra le mani, e cammina con te, così come questa Fiaccola camminerà portata dai suoi tedofori. E man mano che cammini la luce di una fiaccola ti rischiara la strada. Dapprima cinque metri, e poi ancora cinque metri, e ancora cinque, fino a quando giungi alla meta e tutto sarà nella luce.
Se rimani fermo, se non osi fare il primo passo- perché non vedi tutta la strada, e hai timore che il tuo impegno rimanga sterile e inefficace- allora vedrai solo il primo tratto, i primi cinque metri, e non oltre. Al contrario, se hai il coraggio di metterti in cammino, se non rimani fermo, immobile, ma vivi la speranza dei piccoli passi, dei gesti deboli e semplici, ma fecondi e autentici, allora la strada pian piano sarà tutta rischiarata. Anche questo è il senso del gesto che compiamo, che associa insieme questi due simboli forti, la luce e il cammino. Accendiamo la Fiaccola, che poi si metterà per strada, per raggiungere Lisbona, e in seguito le nostre città legate a san Benedetto – Norcia, Subiaco, Cassino, e con loro le nostre comunità, i nostri monasteri – per dire che ogni gesto di pace, ogni messaggio di pace, di vita, di rinascita, ha la forza e l’efficacia della luce, che è una realtà apparentemente piccola e debole, ma, se non viene lasciata ferma e inerte, ha in sé la potenza di rischiarare davvero le tenebre.”
Dopo il viaggio a Lisbona, l’appuntamento è previsto per l’11 marzo prossimo a Subiaco.